venerdì 7 settembre 2012

1 2 3 ...settembre


Ultima calebasse di dolo, ultimo to, ultimo giro in moto. Ultime scomode quotidianità che no, non mi dovrebbe dispiacere di lasciare e invece… mi piacerebbe poter prendere l’acqua dal pozzo anche domani e lavare ancora una volta i vestiti a mano.
Ultimi momenti tra quelle quattro mura, ultime passeggiate su quelle strade. Ultime mani, ultimi occhi, ultime voci. Quelle dei bambini che urlano il mio nome, quella stonata di Marie Cecile che canta per noi, quelle che si alzano ad intonare canti indimenticabili. 
Ci sono gli occhi liquidi di Anna e il suo silenzio; c’è la voce di Adeline che chiede “dove avete imparato voi questa semplicità?”; c’è il sorriso tradito dallo sguardo triste di Paulin; ci sono gli occhi di Lazare che non riescono più a guardare a lungo nei miei; c’è la dolcezza di Laeticia mentre mi dà quattro baci e mi affida al Signore; ci sono gli sguardi su di noi mentre camminiamo per le strade di Toma con le valigie e ci sono le persone che si fermano, si girano e per un’ultima volta ancora ci guardano; c’è Jacqueline che ci saluta per l’ultima volta nel suo sgrammaticato italiano; c’è la mia gioia forzata perché “sappiatelo, è stato un onore vivere con voi” e una tristezza che non ci sta più tutta nascosta. C’è una carezza di Emma; c’è il sorriso di Sostene incontrato all’ultimissimo, come quello di Frederique, Ange e Bona: uno dopo l’altro, ancora per un’ultima volta, inaspettati e veri. C’è già anche il fuoco acceso alle sei di mattina, lì al bordo della strada e lei che già è pronta a friggere l’impasto delle frittelle dolci.  
Non so bene cosa sento e non so bene quali sono state le mie ultime parole prima di salire sul car. So che occhi e cuore si sono riempiti di tutto e soprattutto di quello che non si può raccontare.
I miei bagagli pesano  46 kili solo perché tutto questo non ha un peso su quella bilancia all’aeroporto.  

domenica 2 settembre 2012

Fo ...barka!

il nostro saluto alla gente di Toma

Salutarvi oggi ci ricorda il 14 novembre quando abbiamo salutato famiglia e amici in Italia. C’era tanta tristezza e anche tanta paura. Tante domande: come sarà Toma? E le suore che ci ospiteranno? Ci accoglieranno o saremo sole?
È vero, non è stato facile perché le nostre famiglie e i nostri amici sono lontano e qui tutto è così diverso!  Ma col passare dei mesi abbiamo chiamato questi posti casa, abbiamo trovato mamme, fratelli e sorelle e ci siamo sentite sempre meno sole, fino a far fatica a lasciarvi oggi.
Ci sentiamo di dirvi il nostro barka: ai preti, alle suore e alla Comunità Cristiana. 
Un grazie più che speciale ai ragazzi che ci hanno aiutato per le sejour des italiennes. Siete stati così importanti per noi che dobbiamo ringraziavi uno ad uno, quindi: grazie a Lazare, Tertus, Paulin, Prospere, Ange, Chouchou, Adeline, Christelle, Carine,  Emmanuel, Antoine,  Anicet, Teophile, Innocente e a tutti quelli che sono stati con noi.
Grazie al gruppo dei Rennouveau Jeunes perché abbiamo trovato qualcuno con cui pregare e, tra tutti, grazie al berger che ci ha dato sempre una parola di speranza.
Ma non solo, vorremmo ringraziarvi uno ad uno. Grazie a chi ci ha salutato, e chi ci ha aspettato per salutarci; a chi si è preoccupato per la nostra salute e a chi se ne è preso cura; a chi ci ha spolverato la panca in chiesa e a chi ci ha sorriso. Grazie ai tanti che hanno pregato per noi: sappiamo che è grazie a loro se siamo contente di quello che abbiamo vissuto. Grazie perché dalle vostre piccole attenzioni abbiamo imparato la semplicità.
Abbiamo imparato tante cose, soprattutto abbiamo visto che non c’è un solo modo per fare le cose e non è sempre il nostro modo quello migliore per farle. Potremmo stare ore a elencare quello che ci avete insegnato senza saperlo, ma ci limitiamo a qualche esempio veloce: l’impegno dei laici nella Chiesa, il silenzio mentre gli altri parlano, condividere anche il poco che si ha, avere tempo per gli altri, la gratuità del servizio, l’importanza e la gioia del saluto.

Ma soprattutto, quello che ci portiamo a casa è certamente un posto vuoto in cui lasciare spazio a Gesù.
Si è vero: a “Nassara pie” le case, le scuole e gli ospedali sono plus interessantes, i vestiti si lavano con la lavatrice, le strade sono asfaltate e non c’è tutta questa polvere; ma ogni momento è riempito da lavoro e impegni fino a dimenticarsi di trovare tempo e spazio per Dio nelle nostre vite. Qui invece Dio lo abbiamo incontrato dappertutto e soprattutto sui vostri volti e tra le vostre case.
Un missionario più esperto di noi scriveva:  “Abbiamo bisogno di partire per diventare più umani e più cristiani. Perché missione è diventata condivisione e scoperta fatta insieme” alla gente del posto.  Possiamo dunque dire di essere contente di questi dieci mesi perché li abbiamo vissuti tra di voi e con voi.
Domani partiamo, ma la nostra missione non finisce qui, anzi forse inizierà mercoledì: il nostro compito è quello di tornare tra la nostra gente e raccontare, far sapere quanta bellezza abbiamo scoperto in Burkina, a Toma e mettere in pratica tutto quello che abbiamo imparato da voi. Non sarà facile, ma sappiamo bene che Dio non ci lascerà. Affidiamo tutto nelle Sue mani: la nostra partenza, un possibile ritorno e soprattutto vogliamo affidare tutti voi. Sarà grazie alla preghiera che Modena sarà un po’ più vicino a Toma. 
All’inizio abbiamo detto che oggi ci ricorda il 14 novembre: è perchè stiamo salutando voi, che siete diventati la nostra famiglia e i nostri amici qui.
Barka!