il nostro saluto alla gente di Toma
Salutarvi oggi ci ricorda il 14 novembre quando abbiamo
salutato famiglia e amici in Italia. C’era tanta tristezza e anche tanta paura.
Tante domande: come sarà Toma? E le suore che ci ospiteranno? Ci accoglieranno
o saremo sole?
È vero, non è stato facile perché le nostre famiglie e i
nostri amici sono lontano e qui tutto è così diverso! Ma col passare dei mesi abbiamo chiamato
questi posti casa, abbiamo trovato mamme, fratelli e sorelle e ci siamo sentite
sempre meno sole, fino a far fatica a lasciarvi oggi.
Ci sentiamo di dirvi il nostro barka: ai preti, alle suore e
alla Comunità Cristiana.
Un grazie più che speciale ai ragazzi che ci hanno aiutato
per le sejour des italiennes. Siete stati così importanti per noi che dobbiamo
ringraziavi uno ad uno, quindi: grazie a Lazare, Tertus, Paulin, Prospere,
Ange, Chouchou, Adeline, Christelle, Carine,
Emmanuel, Antoine, Anicet,
Teophile, Innocente e a tutti quelli che sono stati con noi.
Grazie al gruppo dei Rennouveau Jeunes perché abbiamo
trovato qualcuno con cui pregare e, tra tutti, grazie al berger che ci ha dato
sempre una parola di speranza.
Ma non solo, vorremmo ringraziarvi uno ad uno. Grazie a chi
ci ha salutato, e chi ci ha aspettato per salutarci; a chi si è preoccupato per
la nostra salute e a chi se ne è preso cura; a chi ci ha spolverato la panca in
chiesa e a chi ci ha sorriso. Grazie ai tanti che hanno pregato per noi:
sappiamo che è grazie a loro se siamo contente di quello che abbiamo vissuto.
Grazie perché dalle vostre piccole attenzioni abbiamo imparato la semplicità.
Abbiamo imparato tante cose, soprattutto abbiamo visto che
non c’è un solo modo per fare le cose e non è sempre il nostro modo quello
migliore per farle. Potremmo stare ore a elencare quello che ci avete insegnato
senza saperlo, ma ci limitiamo a qualche esempio veloce: l’impegno dei laici
nella Chiesa, il silenzio mentre gli altri parlano, condividere anche il poco
che si ha, avere tempo per gli altri, la gratuità del servizio, l’importanza e
la gioia del saluto.
Ma soprattutto, quello che ci portiamo a casa è certamente
un posto vuoto in cui lasciare spazio a Gesù.
Si è vero: a “Nassara pie” le case, le scuole e gli ospedali sono plus interessantes, i vestiti si lavano con la lavatrice, le strade sono asfaltate e non c’è tutta questa polvere; ma ogni momento è riempito da lavoro e impegni fino a dimenticarsi di trovare tempo e spazio per Dio nelle nostre vite. Qui invece Dio lo abbiamo incontrato dappertutto e soprattutto sui vostri volti e tra le vostre case.
Si è vero: a “Nassara pie” le case, le scuole e gli ospedali sono plus interessantes, i vestiti si lavano con la lavatrice, le strade sono asfaltate e non c’è tutta questa polvere; ma ogni momento è riempito da lavoro e impegni fino a dimenticarsi di trovare tempo e spazio per Dio nelle nostre vite. Qui invece Dio lo abbiamo incontrato dappertutto e soprattutto sui vostri volti e tra le vostre case.
Un missionario più esperto di noi scriveva: “Abbiamo bisogno di partire per diventare più
umani e più cristiani. Perché missione è diventata condivisione e scoperta
fatta insieme” alla gente del posto.
Possiamo dunque dire di essere contente di questi dieci mesi perché li
abbiamo vissuti tra di voi e con voi.
Domani partiamo, ma la nostra missione non finisce qui, anzi
forse inizierà mercoledì: il nostro compito è quello di tornare tra la nostra
gente e raccontare, far sapere quanta bellezza abbiamo scoperto in Burkina, a
Toma e mettere in pratica tutto quello che abbiamo imparato da voi. Non sarà
facile, ma sappiamo bene che Dio non ci lascerà. Affidiamo tutto nelle Sue
mani: la nostra partenza, un possibile ritorno e soprattutto vogliamo affidare
tutti voi. Sarà grazie alla preghiera che Modena sarà un po’ più vicino a
Toma.
All’inizio abbiamo detto che oggi ci ricorda il 14 novembre:
è perchè stiamo salutando voi, che siete diventati la nostra famiglia e i
nostri amici qui.
Barka!
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