mercoledì 4 gennaio 2012

Inaspettatamente


Alle 17, mentre cercavo di strimpellare qualcosa alla chitarra con Teresa, delle voci oltre il muro: “Alis, Teres!!!” Poi passi svelti, di una corsa e Alansandre, Jean David e Oscar al cancello nelle loro disordinate divise di scuola. Buttati gli zaini (se così si possono chiamare) al muro, si sono catapultati su di noi. Un turbinio di mani, abbracci e sorrisi…ed erano solo in tre. Erano appena usciti da scuola e sono passati a salutarci. Mentre Oscar scappa via senza dire nulla, Alansandre mi chiede se tal Fransesco, salutato stamattina al telefono mentre parlava con me, sarebbe mai venuto qui perché lo vuole conoscere. Chiacchiere a non finire, qualche parola impronunciabile in samo, solletico e torna Oscar con in mano cinque lecca lecca a forma di minuscoli coni capovolti arrotolati in pagine di quaderni. Non potevamo dire di no mettendo al sicuro le nostre pance italiane. Abbiamo mangiato insieme questo bon-bon davvero poco delizioso, ma il gesto contava più dell’oggetto. Ci hanno mostrato i loro quaderni, colorati da penne rosse e blu, ordinati tanto quanto stropicciati. Hanno ballato cantando. Mentre in un baleno il cielo si faceva scuro (qui il momento del crepuscolo dura davvero pochi istanti) hanno raccolto tutto di fretta e hanno chiesto di essere accompagnati fino al cancello. Il paradosso di questi bambini con ginocchia e gomiti perennemente sbucciati, dall’apparente senso del pericolo inesistente è la loro paura per i cani, fedeli guardie del cortile. Aggrappati alle nostre braccia e superato il cancello se la sono date a gambe levate fino alle loro case. “Merci pour etre venus nous saluer”. Che bello sarebbe se potesse diventare appuntamento quotidiano, ma non oseremo chiederlo. 


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