sabato 14 gennaio 2012

La sua mamma


Mi chiama, mi chiama un numero infinite di volte. Ripete il  mio nome a raffica: Alice Alice Alice, alla francese naturalmente. Lo dice senza stancarsi, con un ritmo perfetto quando vuole attirare la mia attenzione, a scadenze regolarissime quando lo ripete da dietro il muro della camera. Alice Alice Alice. C’è da perderci la pazienza, ma poi non ci si riesce. Sfiderei anche il più innervosito al mondo: non ci si riesce. Perché poi Alansandre ha due occhi che guardano dentro le cose, ci scavano nei miei. E lui va dritto nelle pupille continuando a chiedere “Alice ça va?” “Alice tu as vu?” “Regard Alice”. Non si ferma, si infila tra un braccio e il mio fianco, riempie le mie mani con le sue, cerca i miei coi suoi occhi. E ancora “Alice Alice Alice”.
Alansandre aveva una mamma. La sua mamma si chiamava Alice.

Un pezzo di vita dedicato al mia papà, in questo giorno speciale.
Per convincerlo un po’ che, fosse anche solo per questi due occhi, ne vale la pena.

Nessun commento:

Posta un commento