Felicitè
e Nadege, le due ragazze “tutto fare” che lavorano qui dove viviamo noi. Che
ogni giorno riempiono l’ampolla di acqua, che cucinano pranzi e cene, che alle
5 di mattina iniziano a spazzare e lavare corridoio e cortile; loro due che ti
corrono incontro per prenderti le borse e non farti fare fatica, che parlano
ognuna la sua lingua e ostentano il francese come noi. Che indossano con
orgoglio i nuovi orecchini e la domenica diventano belle, belle come Dio le ha
create. Felicitè e Nadege che ci hanno insegnato a fare i nodi ai sacchetti
dell’acqua che vendono lungo le strade, che ci salutano con un “ciao”, che
incontriamo al mercato e ci aiutano a comprare i pomodori. Loro due che
ascoltano i rimproveri a testa bassa, che non si giustificano se hanno
sbagliato la consistenza della polenta o se non hanno messo abbastanza potasse
nella salsa. Felicitè e Nadege a cui regaliamo manghi di nascosto e che di
nascosto ci fanno l’occhiolino dopo l’ennesima fatica. Felicitè che ci vede da
lontano, sulla strada del ritorno, ci chiama e correndoci incontro ci porta due
ghiaccioli nei suoi sacchettini. Loro due che ci sorridono dicendo "bien arrivèe" quando, stanche e sudate, facciamo ritorno dopo una giornata fuori. Qui sento perché è bello tornare in un posto che è casa.
Per fortuna abbiamo imparato a prendere l’acqua dal pozzo, così risparmiamo
loro una fatica.
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