Francesca è quella che mia zia chiamerebbe “una spippola”.
Occhi grandi, fa la smorfiosetta, ma se inizi a giocare prima tu, non si tira indietro.
Oggi l’ho salutata verso l’una uscendo dal Centro, quando mi ha chiesto “Dove vai?”
“A casa, a mangiare. Ci vediamo domani”. Col suo tono tipicamente serio, replica: “Allora mangi qui”.
Ah! Il mio pessimo francese! “No Francesca, oggi vado a casa a mangiare!”. E qui mi sono sciolta per la sua dolcezza dura, bambina costretta a crescere in fretta come tante altre, quando, sempre seria, mi dice “Si ho capito, dici di andare a mangiare a casa, ma la nostra casa è questa”
Occhi grandi, fa la smorfiosetta, ma se inizi a giocare prima tu, non si tira indietro.
Oggi l’ho salutata verso l’una uscendo dal Centro, quando mi ha chiesto “Dove vai?”
“A casa, a mangiare. Ci vediamo domani”. Col suo tono tipicamente serio, replica: “Allora mangi qui”.
Ah! Il mio pessimo francese! “No Francesca, oggi vado a casa a mangiare!”. E qui mi sono sciolta per la sua dolcezza dura, bambina costretta a crescere in fretta come tante altre, quando, sempre seria, mi dice “Si ho capito, dici di andare a mangiare a casa, ma la nostra casa è questa”
Nessun commento:
Posta un commento