sabato 25 febbraio 2012

Bonjour gam!


Immaginate la chiesa parrocchiale nella penombra mattutina. Tra le sagome illuminate dai neon che formano le quattro braccia della croce, scorgerete sulla destra una figura che ondeggia da una parte all’altra, talvolta con le mani alzate, al ritmo dei canti in Samo. Marie Cecile, occhi socchiusi e sorriso sdentato, veste un abito stracciato, rigido per la sporcizia. Cammina storta,  trascinando il peso della sua malattia e dell’emarginazione. Per tutti lei è matta. La potete facilmente incontrare a messa mentre risponde a voce alta, secondo i suoi tempi,  e al momento della pace affrettarsi per dare il segno della pace alle sue bianche, le sue ‘gam’. Marie Cecile non ha nulla, solo quel vestito e il rosario di plastica rosa al collo. Sul sagrato o accanto all’entrata dell’ufficio dell’abbè Enrique canta a squarciagola i canti della messa e benedice in Samo. Talvolta entra nel cortile delle suore e, dopo qualche metro, si ferma davanti alla statua della Madonna per cantare l’Ave Maria. Non chiede pane, acqua, soldi, viene solo per salutare chi non l’ha abbandonata. Marie Cecile è sola ma è sicura che Dio non l’abbandona. Per questo, tra tanti posti che potrebbe scegliere per dormire all’addiaccio, sceglie di appoggiarsi al cancello della chiesa per fare compagnia al suo Signore, Colui che non l’ha mai abbandonata. Piccola Marie Cecile, a te appartiene il regno dei cieli! 
Teresa

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