Occhi ancora un po’ chiusi, forse più per la luce accecante delle 8.30 piuttosto che per la notte disturbata dal freddo, ma che inevitabilmente si spalancano quando, scesi dalla macchina, tre bambini sono corsi verso di noi: Ismael, Babane e Farid. Tendono le loro mani sporche e un po’ umidicce, educatissimi fin da piccoli quali sono nei saluti. Ismael ritarda un po’, fruga nelle tasche dei suoi jeans, ma capisco che devo aspettare. Mi chino per farmi più vicina a lui ed ecco che mi allunga ciò che cercava: due caramelle. Rimango stupita e non capisco bene; non ho nemmeno il tempo sufficiente per fargli capire quanto avevo apprezzato il suo gesto. Lui si gira, corre, se ne va. Resto sbigottita, con gli occhi che un po’ si richiudono, questa volta per nascondere la commozione. Ismael mi ha regalato due caramelle che io non ho nemmeno potuto mangiare. Mi ha regalato tutto ciò che probabilmente aveva.
…e ancora…
Questo pomeriggio abbiamo visitato le prime famiglie dei bambini seguiti dal centro. A questi regalavamo una caramella e non mi soffermo sul significato dubbio di questo gesto. Non capivo tanto, vuoi la lingua, i modi e la gestualità così lontani dai nostri. Però ho visto Blased chiamare un altro bambino, appena un po’ più piccolo di lui, e allungargli una rotella (le famose caramelle haribo), strapparla insieme a lui per farne metà.
Blased, quattro anni, grande maestro di condivisione.
Nessun commento:
Posta un commento