domenica 18 dicembre 2011

"I calli onorano le mani più degli anelli"

Questa mattina, erano circa le dieci direi, è venuta qui Adeline, solare e sorridente come le altre volte che l’avevamo già incontrata. Ha fatto colazione: nescaffè, latte in polvere, pane e burro. Un po’ per farle compagnia, un po’ perché speravo nell’effetto, mi sono bevuta un nescaffè allo stesso tavolo. Abbiamo poi sparecchiato insieme: via piatti, tazze, scatole… tutto al proprio posto. Mi son messa a pulire il tavolo con la spugna, per raccogliere le briciole e asciugare l’acqua sgocciolata. Adeline fa per prendermi la spugna, io resisto e lei insiste, ma sono più ostinata io: quindi lavo il tavolo. Adeline mi ha fissato, ho sentito i suoi occhi neri d’Africa su di me, e dalla sua bocca sono usciti stupore e l’umiltà di un “merci” sussurrato.
Solo ripensando alla storia di questo continente capisco la meraviglia che deve aver provato.
Strofino in silenzio quella tovaglia cerata con un po’ di rabbia e altrettanta vergogna. La prima perché non sono tanto convinta che in un anno la gente smetterà di stupirsi se ci si mette alla pari; la seconda perché le mie mani sono morbide e lisce… anche se dopo un mese di bucato a mano un po’ di crema servirebbe… ma per fortuna non l’ho portata.

Nessun commento:

Posta un commento