- Abbiamo mangiato al Centro coi bambini, sedute tra di loro. Stupore sui loro volti, qualche risatina, sguardi complici: “anche i bianchi mangiano… come noi?”
Mi sono proprio divertita in quella mezz’oretta nel sentirmi spiata. È stata una sensazione “familiare”: mangiavo senza imbarazzo alcuno nonostante un centinaio circa (o poco meno) di occhi addosso. (Qui – purtroppo ma comprensibilmente – i bianchi sono sempre guardati: a passeggio o in bicicletta, sul motorino o sedute, qualcuno che si gira, guarda e continua a guardare, qualcuno che sorride anche e poi saluta. Timidezza, imbarazzo, vergogna si alternano in continuazione… e nuovamente mi accorgo di essere bianca)
- Una mattina pedalando, anzi cercando di frenare, giù dalla discesa che porta al villaggio e stando attenta a scegliere sasso o buca, una voce, poi un’altra e un’altra ancora: “nassara nassara nassara!!!” e un gruppetto di bambini che, atleticamente e con disinvoltura, saltano fuori dalle finestre della scuola. Prova degna di olimpiadi, con tanto di medaglia naturalmente.
- È successo: mi hanno chiamato per nome. Alis.
Il primo è stato un bambino che non ho potuto riconoscere perché subito si è nascosto dietro il pozzo.
Il secondo Jean David fuori da casa sua.
Ieri Angel nascosta dietro il muro.
Poi i bambini dalla porta della scuola.
Giudi… ricordi l’emozione vero?
- 22 dicembre 2011: approfitto per festeggiare da qui e come posso la vecchia zia Anto!!! Per questa giornata importante stamattina ci siamo concesse un caffè… in onor tuo! DIVERTITI DIVERTITI DIVERTITI!!! Sei proprio bella sul calendario appesa sopra questa scrivania! un bacio!
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