Abbiamo giocato a memory in quindici su un tavolo grande
come un banco di scuola. Io ero la più grande naturalmente, dopo di me Dimitri
(undici, dodici anni) fino a Severine e Severin (gemellini di quattro).
Un gran
silenzio, di quelli che qui nemmeno la notte ci sono. Concentrazione, spiate,
occhiolini e suggerimenti.
I disegni delle ciliegie sono diventati “petites tomates” e
il cavalluccio marino un serpente; la conchiglia era una lumaca e il quadrifoglio
il dà, una foglia molto usata per le salse.
Qualcosa, per fortuna o abilità mnemonica, l’abbiamo vinto
quasi tutti… e chi non vinceva, riceveva le carte uguali dagli altri.
Bambini rimasti bambini e non sovra stimolati: un sogno.
Deformazione professionale? Non so. So solo che non vedo l’ora di tornare a
giocare con loro.
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